Dal porto di questa città diverse compagnie di traghetti salpano per Picton, cittadina sul mare dell'isola del sud alla quale si giunge dopo poco meno di tre ore di navigazione. Di lì ci siamo diretti a ovest verso Nelson, poi ancora a Westport sulla costa occidentale e poi a sud fino a Greymouth.

Dopo tanti giorni di pioggia, finalmente un po’ di sole. Qui le onde dell’oceano si infrangono sulle coste, i fiumi rossi ricchi di ferro sfociano in mare aperto e le foreste tropicali si inerpicano sulle montagne retrostanti.

In seguito ci siamo diretti verso il centro dell’isola, nella zona delle Alpi Neozelandesi, valicando l’Arthurs Pass. Sebbene sia posto a soli 920 metri di quota, la strada che porta al valico per circa 5 chilometri ha pendenze comprese tra il 14% e il 18%. Salita che diventa estremamente impegnativa con il peso del bagaglio sulle bici.

La fatica per giungere in cima è comunque alleviata dalla possibilità di fermarsi ad un punto panoramico posto a circa metà salita che si affaccia sulla vallata: qui si possono incontrare i kea, pappagalli di colore verde scuro, attirati dal cibo offerto loro dai turisti.

Dopo altri valichi tutti sopra i 900 metri siamo scesi a Springfield, dove ci siamo dovuti dividere a malincuore. Mentre noi Dimitri e Stefano abbiamo proseguito verso sud, con destinazione Queenstown, Luca e Marika, dovendo rientrare in Italia prima, si sono diretti a Christchurch, per prendere l’aereo diretto ad Auckland. Abbiamo attraversato le regioni centromeridionali, passando dai laghi Tekapo e Pukaki, siamo saliti fino ad Aoraki, ai piedi del monte Cook (3.764 metri, la vetta più alta dell’Oceania) sulle cui pendici Sir Edmund Hillary si era allenato in preparazione alla conquista dell’Everest.

Arthurs Pass summit

Verso il Porters Pass

Monumento al Moa (estinto)

Copyright 2003 Avesani Dimitri

Aspettando il sole

Una spiaggia sulla costa ovest

Kea, pappagallo endemico